Su “Art e Dossier” di ottobre recensione a “Caravaggio. La Natività di Palermo”

Il numero di ottobre 2020 di “Art e Dossier”, l’ultimo diretto da Philippe Daverio, dedica uno spazio al volume di Michele Cuppone (Campisano Editore). La recensione di Gloria Fossi.

Nella storia dell’arte, la più famigerata top ten è quella dei dieci furti più eclatanti di opere d’arte, stilata dalla FBI, dove figurano, fra gli altri, lo Stradivari Davidoff-Morini e due dipinti di Van Gogh (per fortuna rinvenuti nel 2016 nel covo di un camorrista). L’ultimo crimine clamoroso è ancora un Van Gogh, rubato nel marzo scorso in un museo olandese chiuso per il Covid-19, per il quale è stato chiesto, pare, un riscatto. Ma certo il dipinto che più rimpiangiamo è l’enigmatica Natività di Caravaggio, rubata a Palermo nel 1969 (in un giorno imprecisato di ottobre, forse il 15), nell’oratorio di San Lorenzo.

Enigmatica, non solo per le tristi, intricate vicende dell’atto criminale, ma anche per la fortuna critica del dipinto, che forse pure per essere stato rubato e mai più ritrovato, è stato oggetto di indagini di ogni genere. Non solo lo hanno studiato secentisti e specialisti di Caravaggio come Alfred Moir, Richard Spear, Maurizio Calvesi, Claudio Strinati, Rossella Vodret e da ultimo, in questi anni, con capillare determinazione e acuta capacità critica, Michele Cuppone, autore di questo libro. Ne hanno parlato anche scrittori come Sciascia, ed è stato oggetto di film e documentari, fra i quali il recente Operazione Caravaggio (Sky Arte), che documenta la sorprendente (anche se non assolutamente perfetta) ricostruzione tridimensionale del dipinto da parte del team di Factum Arte diretto da Peter Glidewell a Madrid. Oggi quella copia è esposta nello stesso oratorio al posto dell’originale mai ritrovato.

È ancora in mano alla criminalità organizzata, a qualche membro di Cosa nostra o nel caveau di un collezionista? È distrutto o ne resta qualche frammento? Cuppone, da ottimo ricercatore, fa il punto su tutte le sue benemerite ricerche, filologiche e storiche, e promette che ne parlerà ancora. Intanto, convincono le sue numerose prove sull’esecuzione del dipinto attorno al 1600, a Roma (e non come si credeva negli anni tardi del suo peregrinare in Sicilia). Manca la pistola fumante? Qualcuno obietta, a noi non pare, e chi leggerà il libro crediamo sarà d’accordo. Ma certo Cuppone non si fermerà qui.