Rivive a Illegio il Caravaggio incendiato a Berlino nel 1945

In mostra le rimaterializzazioni di capolavori del passato, accanto ad alcune opere riapparse dopo secoli di oblio.

Fino al 13 dicembre a Illegio è protagonista la bellezza scomparsa, e prodigiosamente riapparsa, di straordinari capolavori della storia dell’arte. Nulla è perduto, questo il titolo dell’esposizione, fa incontrare opere che non è più possibile ammirare, e che ciononostante si possono vedere e toccare: distrutte o perdute, poi ritrovate o risorte. Alcune rubate e mai recuperate. Altre ancora andate in cenere a causa di devastazioni o di incomprensioni.

Sono esposti anzitutto sette capolavori inestimabili smarriti per sempre, tornati alla luce grazie alle tecnologie di Factum Arte. Attraverso l’impegno di una squadra di storici, artisti, restauratori ed esperti di software 3D, è stata restituita anche la tridimensionalità delle pennellate sulla superficie pittorica. È possibile così un contatto con il Concerto a tre di Johannes Vermeer rubato a Boston nel 1990, il Vaso con cinque girasoli di Vincent van Gogh distrutto nel bombardamento di Ashya nei pressi di Osaka, contemporaneamente allo sganciamento della bomba atomica su Hiroshima, o ancora con il Ritratto di Sir Winston Churchill realizzato nel 1954 da Graham Sutherland, fatto distruggere dalla signora Churchill un anno dopo.

Nulla è perduto presenta altri casi di grande fascino di rigenerazione di capolavori del passato. Nella Flakturm Friedrichschain di una Berlino ormai conquistata dall’Armata sovietica, ad esempio, tra il 5 e il 10 maggio 1945 sembra essere svanito tra le fiamme, insieme a numerosi altri tesori d’arte per un totale di oltre quattrocento pezzi, il San Matteo e l’angelo di Michelangelo Merisi da Caravaggio. L’artista finlandese Antero Kahila, ha compiuto tra il 2003 e il 2008 un personale e paziente cammino di ricerca sulla tecnica di Caravaggio. La sua impresa di rimaterializzare filologicamente il San Matteo, è passata anche attraverso la rilettura delle fonti letterarie che ne descrivevano i colori: del dipinto, resta solo una foto in bianco e nero, anche se più di recente è stata scoperta l’unica copia antica del quadro, che in qualche modo allarga il quadro conoscitivo sulle scelte cromatiche operate in quel caso dal Caravaggio. A Illegio, oltretutto, il San Matteo è esposto tra le due riproduzioni fedeli della Vocazione e del Martirio di san Matteo oggi nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Tale allestimento asseconda l’ipotesi – comunque accantonata grazie a recenti studi, come scrive il curatore don Alessio Geretti – che la tela di Berlino fosse una prima versione di quella che oggi è sull’altare della stessa cappella Contarelli a San Luigi.

Veri e propri prodigi di luce e colore, invece, sono le vetrate della facciata della Cattedrale di Chartres, ricreate nel laboratorio di Sandro Tomanin, non perché scomparse o distrutte ma perché a causa della loro collocazione non potranno mai essere esposte in una mostra o ammirate da vicino. Inoltre sono presenti opere d’arte originali, inghiottite dall’oscurità per lungo tempo e recentemente ritrovate, come due sculture lignee intagliate e dorate da Domenico da Tolmezzo nel 1492-1498 proprio per la Pieve di San Floriano a Illegio: rubate nel 1968 e ricomparse sul mercato antiquario nel 2018, sono ora felicemente tornate a casa.

Per tornare a Caravaggio, nelle sale espositive il visitatore troverà anche una copia antica da collezione privata della Buona ventura dei Musei Capitolini, appena restaurata. Per don Alessio Geretti, la scena rappresentata è solo apparentemente profana: una serie di studi consentirebbero di riconoscervi l’inizio della vicenda del figliol prodigo, appena partito da casa e ancora ricco, che, illudendosi di avere una buonissima sorte davanti a sé, di errore in errore finirà in rovina.

La mostra è visitabile presso la Casa delle Esposizioni di Illegio, con prenotazione obbligatoria, tutti i giorni dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 18.

(fonte principale: comunicato stampa)