Il Caravaggio perduto di Madrid tra storia e cinematografia: un “racconto intrigante”

Il seguente articolo di Michele Cuppone è stato pubblicato su About Art online.com il 9 marzo 2025. Si ringrazia il direttore della rivista Pietro di Loreto per aver concesso di ripubblicarlo in questa sede.

Solo per tre giorni, dal 10 al 12 marzo, sarà proiettato al cinema “Il Caravaggio perduto”, il docufilm dedicato al sensazionale ritrovamento dell’Ecce Homo di Madrid (distribuito in Italia da Fandango).

Tra riprese dal vero e parti sceneggiate, storici e mercanti dell’arte diretti da Álvaro Longoria danno vita a un racconto intrigante intorno a un dipinto che, alla luce della possibilità di essere un Caravaggio dormiente (“sleeper”), ha attirato l’attenzione dei media di tutto il mondo.

Tra i migliori ‘interpreti di se stessi’ una nomination spetta di diritto a Jorge Coll, il protagonista di fatto: amministratore delegato e comproprietario di Colnaghi, la galleria d’arte più antica del mondo, è colui che ha iniziato il processo di autenticazione e vendita dell’opera, diventata improvvisamente una star nell’aprile del 2021.

Quasi un attore consumato si rivela Andrea Lullo, socio nell’impresa caravaggesca di Coll insieme a Filippo Benappi. Lullo, avvantaggiato dalla vicinanza fisica con la casa d’aste Ansorena che aveva messo in catalogo l’Ecce Homo per soli 1.500 euro, sembra essere stato proprio il primo ad aver visto la tela, poi ritirata per eccesso di offerta.

Longoria ha condensato ben tre anni di riprese in 78 minuti che coinvolgono anche lo spettatore meno addentro alla storia dell’arte, o forse è il caso di dire alle dinamiche e ai meccanismi spesso cinici del mercato dell’arte, se può considerarsi questo il reale soggetto del docufilm, che si distingue per l’ottima fotografia di Hernán Pérez e Fiorela Gianuzzi.

Nell’ardua selezione imposta dai tempi cinematografici ed evidentemente guidata da un mirato intento narrativo, restano scoperti in particolare alcuni aspetti della vicenda che precedevano le prime dichiarazioni alla stampa di Maria Cristina Terzaghi, specialista di Caravaggio il cui entusiasmo per lo studio e la ricerca aggiunge un tocco di vivacità alla pellicola.

Non resta quindi che immaginare cosa sarebbe stato includere le iniziali esultanze per l’agnizione della tela da parte del vulcanico Vittorio Sgarbi, autore principale del primo saggio a essa dedicato (Ecce Caravaggio). Oppure il celebre selfie con cui l’antiquario Andrea Ciaroni, forse sottovalutando la portata del gesto, rendeva pubblica sui social l’esistenza del dipinto e la sua attribuzione a Michelangelo Merisi.

A questi nomi si potrebbero aggiungere il “cane da tartufi” Antonello Di Pinto, il critico Massimo Pulini e in successione il suo collega Stefano Causa, solo per citare i conoscitori che hanno battuto sul tempo tutti gli altri. Ma la storia è nota ed è già stata ripercorsa fin troppo dettagliatamente negli studi.

Non capita spesso invece di poter documentare – o quanto meno ricostruire – il riconoscimento di un capolavoro del “pittore della realtà” per eccellenza, attraverso le immagini e le testimonianze di alcuni dei protagonisti. Tra questi ultimi, infine, non si può fare a meno di citare il restauratore Andrea Cipriani per il suo egregio lavoro e soprattutto la famiglia Pérez de Castro che, nel mettere in (s)vendita l’Ecce Homo, ha prodotto il ‘vero’, eccezionale film.