In mostra a Noto “La Sicilia di Caravaggio”

“La Sicilia di Caravaggio”, a cura di Pierluigi Carofano, è il titolo della mostra che vede esposte al Convitto delle Arti di Noto trenta tra le opere più significative del caravaggismo in Sicilia.

Il rapporto tra Caravaggio, la Sicilia e i suoi artisti è uno dei capitoli più affascinanti della storia dell’arte e l’ultima grande mostra sul tema risale al 1984, Caravaggio in Sicilia, il suo tempo, il suo influsso: un’operazione straordinaria quanto oggi irripetibile per l’inamovibilità dei dipinti di Caravaggio dal Museo di Messina e della grande pala di Siracusa raffigurante il Seppellimento di santa Lucia. Quella che si tenne a Siracusa fu un’occasione unica per studiare artisti sino a quel momento trascurati come il siracusano Mario Minniti, il messinese Alonzo Rodriguez e il palermitano Pietro Novelli, riscoprendo un tessuto di relazioni in cui il verbo caravaggesco, bruciante nelle sue novità, veniva declinato a seconda della committenza e della capacità di assorbimento e rielaborazione dei singoli maestri locali.

Il percorso e il catalogo della mostra di Noto offrono una sintesi di tali studi e costituiscono una sorta di viatico per leggere un fenomeno che durò circa un cinquantennio, dal momento della presenza a Palermo, a partire dal 1600, della Natività (trafugata) di Caravaggio sino alla produzione naturalistica di Pietro Novelli e in chiave barocca di Matthias Stomer intorno alla metà del secolo.

La prima sezione è dedicata agli artisti attivi in Sicilia e nel Viceregno che hanno conosciuto direttamente Michelangelo Merisi o sono da considerarsi caravaggisti di prima e seconda generazione. Si tratta, tra gli altri, di maestri come Giovanni Bernardo Azzolino, Mario Minniti, Alonzo Rodriguez, Fabrizio Santafede, Carlo Sellitto, Battistello Caracciolo, Hendrick de Somer. La presenza in mostra di un capolavoro come il Martirio di san Bartolomeo di Ribera, proveniente dal Museo diocesano di Nicosia, dà conto delle novità giunte da Napoli così come la Santa Lucia di Carlo Sellitto del Museo regionale di Messina.

La seconda sezione è rivolta al passaggio a un naturalismo edulcorato in chiave classicista e barocca. Qui il massimo esponente è Pietro Novelli, sostenuto da esempi di Andrea Vaccaro e Daniel Seghers presenti in mostra con opere di rara bellezza. Ma la vera sintesi tra luminismo caravaggesco e decise aperture verso il barocco è data in Sicilia da Matthias Stomer, autore di due opere monumentali come la Lapidazione di santo Stefano di Palazzo Branciforti a Palermo e la Morte di Catone del Museo di Castello Ursino a Catania.

L’ultima sezione è dedicata a Caravaggio e affronta la questione della sua presenza in Sicilia tramite la rara copia della Natività di Palermo, dipinta da Paolo Geraci, proveniente dal Museo di Castello Ursino a Catania (in mostra fino al 30 maggio), e il San Giovannino alla sorgente proveniente dal Museo Nazionale di La Valletta, un’opera attribuita a Caravaggio che sarà oggetto di spunti di riflessione.

Il catalogo della mostra, infine, contiene novità sul Seppellimento di santa Lucia di Caravaggio. Lo studio delle sue copie ha consentito di individuarne le due più antiche (a Caltagirone e a Siracusa), nelle quali il pastorale del vescovo è ancora rivolto a destra, come dipinto inizialmente dall’artista. Ciò fa supporre che non fu lui, che a Siracusa soggiornò pochi mesi, a cambiarne l’orientamento. Grazie alle copie, infine, è possibile ricostruire virtualmente alcuni particolari perduti nel dipinto originale e comprendere quali altri facevano parte della redazione iniziale, sulla quale l’artista ebbe dei ‘pentimenti’, e che furono (inaspettatamente) ripristinati in sede di restauro.