Un nuovo “San Francesco” attribuito a Caravaggio

Un piccolo dipinto (cm 62 x 47) di collezione privata messinese raffigurante un frate (o santo), rintracciato di recente, è stato presentato come originale di Michelangelo Merisi da Caravaggio. La proposta è giunta da Francesca Campagna Cicala ed è stata illustrata al pubblico nella prima delle due giornate del convegno Caravaggio e Caravaggeschi a Messina, che si è tenuto il 14 e 15 dicembre a Palazzo Zanca.

Secondo la studiosa i caratteri emergenti di questa piccola tela si possono accostare agli ultimi lavori di Caravaggio e in particolare quelli del secondo soggiorno napoletano, come la Salomè di Londra, il San Giovanni Battista della Galleria Borghese e il Martirio di sant’Orsola.

Il recente restauro ha evidenziato che la testa del personaggio è dipinta su un supporto quanto meno insolito, per non dire unico, per Caravaggio. Si tratta infatti di supporto cartaceo “applicato poi su una tela che ne ha ingrandito le dimensioni e specificato il soggetto nelle sembianze di un frate. A sua volta, però, questa tela è stata ridimensionata senza poter stabilire di quanto sia stata ridotta, né quando. Le tracce di questo ridimensionamento sono denunziate dalla sfrangiatura della tela originale, attaccata sulla tela di rifodero, avvenuta in epoca ottocentesca”. A suggerire una realizzazione in due fasi contribuiscono le indagini diagnostiche: se la preparazione del fondo è basata su tonalità chiare e fredde, su cui si sovrappongono gli scuri, il volto emerge invece da una preparazione dai toni bruni.

Per la tipologia del volto la studiosa ha proposto degli accostamenti con personaggi presenti in capolavori caravaggeschi del periodo meridionale, quali la Decollazione del Battista di Malta (l’uomo in piedi che indica il bacile), il Seppellimento di santa Lucia (l’uomo che si asciuga le lacrime con un fazzoletto), il Davide e Golia della Galleria Borghese (la testa mozzata di Golia) e soprattutto la Salomè di Londra (la testa del Battista). Un altro paragone possibile, secondo la studiosa, sarebbe da farsi con il volto di Pilato dell’Ecce Homo apparso in asta a Madrid, pubblicato a breve distanza di tempo come autografo caravaggesco, rispettivamente, da Vittorio Sgarbi e Maria Cristina Terzaghi. Ma forse è il caso di aggiungere a questi confronti il volto, ugualmente sofferente, di Gesù nella Cattura di Cristo, eseguita da Caravaggio a Roma nel 1602.

Campagna Cicala, che sostiene una certa immedesimazione di Caravaggio nei personaggi da lui dipinti, avrebbe individuato una cicatrice sulla guancia del frate (o santo) in corrispondenza della quale, nella pittura, appare un’incisione (un espediente tecnico usato spesso, ma non solo, da Merisi). Seconda la studiosa, questo sfregio si può suggestivamente legare a quello subito da Caravaggio a Napoli presso la Locanda del Cerriglio, nell’ottobre-novembre 1609.

Addentrandosi nella sua analisi, la storica dell’arte giunge a ipotizzare che il piccolo dipinto, forse un abbozzo per un’opera più grande e di più complessa iconografia (il perduto San Francesco della cappella Fenaroli in Sant’Anna dei Lombardi a Napoli?), facesse parte di quelle “robbe” appartenute a Caravaggio, sequestrate dopo la sua morte “dal conte di Lemos” (in realtà dai ministri regi, ndCaravaggioNews) e poi disperse. Pittori-mercanti come Louis Finson o Abraham Vinck, che a Napoli furono in stretto contatto con il genio lombardo, avrebbero poi potuto accaparrarsi l’olio su carta e, eventualmente, ingrandirlo “per ricavarne un soggetto riconoscibile come san Francesco”.

Un articolo scientifico, approfondimento sul nuovo dipinto, sarà pubblicato prossimamente da Francesca Campagna Cicala in un volume di scritti pensato in onore della studiosa Maria Pia Di Dario Guida, scomparsa poi lo scorso 13 febbraio.