Tutta la verità sul Caravaggio dei misteri

Recensione di Angelo Crespi su “il Giornale” al saggio di Michele Cuppone “Caravaggio, la Natività di Palermo. Nascita e scomparsa di un capolavoro”.

Iniziamo dalla fine. Secondo l’ottima e circostanziata ricerca di Michele Cuppone, la Natività di Caravaggio, trafugata a Palermo nel 1969, non sarebbe stata distrutta e potrebbe tutt’ora trovarsi in Svizzera. Il condizionale non è d’obbligo, tanto che lo studioso, autore di numerose pubblicazioni dedicate al pittore milanese, sembra certo di una possibile prossima risoluzione del caso. Un sottile filo rosso ci riporta all’antiquario trafficante di opere d’arte, proveniente dal Canton Ticino, forse da Lugano, ormai deceduto e di cui il nome è top secret, che avrebbe acquistato la tela, portandola attraverso Milano oltre confine già nel 1970. Gli ultimi sviluppi delle indagini e le rogatorie internazionali sembrano indicare questa pista, lasciando ancora qualche speranza di trovare eventuali discendenti in possesso del quadro.

La ricostruzione fatta da Cuppone, utilizzando i documenti a disposizione, ha tutti gli ingredienti della crime story: il fantomatico committente, la banda che materialmente compì il furto e di cui conosciamo per nome e cognome i componenti, la dinamica, perfino il mezzo, un semplice camioncino che servì per il trasporto, il primo nascondiglio, l’immediato intervento della mafia che si fece consegnare la refurtiva e che poi trattò con il potenziale compratore. Vengono poi ricostruiti gli atti degli inquirenti, i tentativi di recupero e le difficoltà della magistratura che nel corso degli anni, in via incidentale, durante i processi di mafia si trovò alle prese con le mezze verità e i depistaggi dei pentiti sempre pronti a raccontare del Caravaggio.

Il libro di Cuppone (Caravaggio, la Natività di Palermo, Campisano Editore, pagg. 160, euro 30) ha l’ulteriore pregio di mettere fine a una annosa questione circa la datazione del quadro, mitico per la sua scomparsa, che fu dipinto per l’oratorio di San Lorenzo, non durante una sosta di Caravaggio a Palermo nel 1609 (che non è documentata), semmai in precedenza, nel 1600 a Roma, su mandato di un commerciante che “trafficava” con il meridione d’Italia. La questione era già chiara a molti storici dell’arte che rifiutavano la datazione tarda, pensiamo a Maurizio Calvesi o a Vittorio Sgarbi, per i quali lo stile pittato e la composizione sembravano incompatibili con la drammaticità delle tele dell’ultimo periodo siciliano, prodromico alla prematura, misteriosa morte del pittore. Ci sono infine dati oggettivi e tecnici, come i rimandi iconografici certamente più romani e la dimensione e la trama del tessuto usato per la tela dissimile, invece, da quello dei supporti siciliani.